Le risorse disponibili nello spazio, asteroidi, lune, planetoidi ed altri corpi celesti, divengono sempre più concretamente l’obiettivo commerciale di imprese terrestri che sviluppano modelli di business fondati sulla space economy (capitalismo spaziale).
Qualche anno fa, solo per fare un esempio, è stato creato un database, Asterank, che classifica gli asteroidi vicini all’orbita terrestre, in base al valore dei metalli rari e preziosi che contengono. Prende sempre più piede, quindi, l’idea di sviluppare un vero e proprio modello estrattivista (perforazioni della crosta, impianti minerari) capace di operare al di fuori della biosfera terrestre, prefigurando quel futuro in parte già raccontato da Ridley Scott nel suo film Alien (1979). Ma in questo caso, il vero pericolo per l’umanità non è costituito dall’implacabile alieno nemico/amico del tenente Ellen Ripley (interpretata da Sigourney Weaver), ma dal sospetto che al di sopra delle nostre teste si tenda a riprodurre lo stesso approccio dissennato, la stessa corsa allo sfruttamento indiscriminato, che l’economia mondiale ha già sviluppato sul nostro pianeta. Dobbiamo quindi ritenere che anche per quel che riguarda lo spazio valga e sia sempre valsa una forma di pensiero unico?
La risposta è negativa e a raccontarcela è CosmoAntiCapitalismo, libro edito da NovaLogos. La storia moderna di un approccio alternativo al cosmo ha origini lontane che si dipanano a partire dalla corrente filosofica del Cosmismo russo della metà dell’Ottocento del secolo scorso. Ma in questa carrellata troviamo critici, pensatori, movimenti, tutti portatori di un approccio e di visioni davvero peculiari: dallo psicologo tedesco Wilhelm Reich al fondatore del Partito comunista d’Italia Amadeo Bordiga, dalla filosofa Hannah Arendt al movimento statunitense del Subgenius. Ci si ritrova poi improvvisamente nel bel mezzo dell’Afrofuturismo, del Paradismo di matrice raeliana, tra le pagine della rivista Un’ambigua utopia, nei gruppi dell’Ufologia Radicale, fino al collettivo Wu Ming, all’esperienza d’occupazione abitativa Space Metropoliz, allo Xenofemminismo e allo EZLN dei gruppi zapatisti.
Non solo quindi un modo diverso e critico di guardare allo spazio, ma anche una storia “segreta”, o ai più poco nota, del pensiero anticapitalista radicale.
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